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Bonus Infissi: come funziona

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Sostituire le finestre di casa potrebbe essere meno caro di quello che pensi.


Dal 1 gennaio 2018 per le spese sostenute in caso di sostituzione delle finestre, comprensive di infissi, la detrazione fiscale che è possibile richiedere in fase di dichiarazione dei redditi (modello 730) passa al 50%,  rientrando tra gli interventi che consentono di conseguire un risparmio energetico.
La Legge di Stabilità 2018 ha portato, lo ricordiamo, la detrazione fiscale spettante per i lavori di ristrutturazione rientranti nel cosiddetto Ecobonus dal 65% al 50%  della spesa sostenuta a partire dal 1° gennaio 2018.

La detrazione IRPEF per la sostituzione di finestre ed infissi può essere richiesta entro il limite di 60.000 euro e nella misura del 50% della spesa sostenuta a partire dal 1° gennaio 2018 (dichiarazione dei redditi 2019). Per le spese sostenute nel corso del 2017, che andranno riportate nel modello 730/2018, la detrazione fiscale spettante sarà ancora del 65%, sempre fino ad un limite di 60.000 euro, non essendo le norme introdotte dalla Legge di Bilancio 2018 retroattive.

Per individuare il periodo d’imposta di riferimento fa fede:

  1. la data dell’effettivo pagamento – criterio di cassa – per le persone fisiche, gli esercenti arti e professioni e gli enti non commerciali;
  2. la data di ultimazione della prestazione, indipendentemente dalla data dei pagamenti, per le imprese individuali, le società e gli enti commerciali (criterio di competenza).

Requisiti

Per ottenere l’agevolazione fiscale è necessario che la spesa sia sostenuta:

  1. in relazione ad edifici già esistenti (vengono quindi escluse abitazioni in corso di costruzione e non ancora accatastate);
  2. per la sostituzione di finestre ed infissi già presenti;
  3. per  lavori che comportino un aumento dell’efficienza energetica dell’abitazione;
  4. per infissi, finestre e serramenti che rispettino i requisiti tecnici di trasmittanza “U” (dispersione di calore), espressa in W/m 2K, definiti dal decreto del Ministro dello Sviluppo economico dell’11 marzo 2008 e successivamente modificati dal decreto 26 gennaio 2010.

Questo articolo è realizzato da:

Sindacato Pensionati Italiani CGIL

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