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È, secondo la definizione di un rapporto Agenas, un “insieme di attività atte a soddisfare, con percorsi assistenziali integrati, bisogni di salute della persona che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale in grado di garantire, anche nel lungo periodo, la continuità tra le azioni di cura e quelle di riabilitazione”.
L’integrazione sociosanitaria nasce dal rapporto, che deve essere il più stretto possibile, tra prevenzione, cura e riabilitazione. Quindi la continuità assistenziale tra ospedale e territorio diventa elemento essenziale del processo, insieme con la valorizzazione dei diversi livelli di responsabilità, l’integrazione delle risorse, la promozione della solidarietà nonché gli investimenti per la salute nelle comunità locali.
Attraverso la valutazione multidimensionale del bisogno, l’unitarietà dell’intervento e del percorso assistenziale, un progetto personalizzato di assistenza che contenga: obiettivi da raggiungere e tempi, strumenti da utilizzare, figure professionali di riferimento, verifica qualitativa e degli esiti.
Sono quelle proprie dell’area sanitaria. Possono essere erogate in ambulatorio, a domicilio, nelle strutture residenziali e in quelle diurne.
In base ai tempi di assistenza e all’impegno assistenziale richiesto esse si possono articolare in:
Sono quelle mirate a rimuovere gli ostacoli di natura sociale e assistenziale che impediscono il pieno recupero o l’ottimizzazione delle cure.
Consistono in:
Sono tre:
Quindi: programmazione integrata, valutazione multidimensionale e interventi assistenziali appropriati, costituiscono il percorso da seguire.
Garantisce su tutto il territorio nazionale prestazioni essenziali di assistenza alle persone non autosufficienti. Ma come funziona? Le persone come accedono alle risorse?
Un aiuto economico alle persone non autosufficienti: facciamo chiarezza.
Si tratta di strutture volte ad assicurare trattamenti socio-assistenziali e sanitari di base a persone anziane, anche non autosufficienti.